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La didattica dell’italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo
Atti del XV Seminario AICLU (Roma, 19 febbraio 2010)
In una sua lettera da Macao, datata il 13 febbraio 1583, il gesuita maceratese Matteo Ricci, fra i più importanti ambasciatori della cultura europea e italiana in Cina scriveva a un confratello:
Subito mi detti alla lingua cina et prometto a V. R. che è altra cosa che né la greca,né la todesca; quanto al parlare è tanto equivoca che tiene molte parole che significano più di mille cose, et alle volte non vi è altra differentia tra l’una e l’altra che pronunciarsi con voce più alta o più bassa in quattro differentie de toni; e così quando parlano alle volte tra loro per potersi intendere scrivono quello che vogliono dire; ché nella lettera sono differenti l’una dell’altra. Quanto alla lettera non è cosa per potersi credere se non da chi lo vede o lo prova come ho fatto io.
Ha tante lettere quante sono le parole o le cose, di modo che passano di settantamila, e tutte molto differenti et imbrugliate; […] Tutte le parole sono d’una sola sillaba; il loro scrivere più tosto è pingere; e così scrivono con pennello come i nostri pintori. Tiene questa utilità che tutte le nationi che hanno questa lettera, se intendono per lettere et libri, benché siano di lingue diversissime, il che non è con la nostra lettera. Per il che il Giappone, et Sian e Cina, che sono regni molto distinti e grandi, di lingua anco toto coelo diversa, se intendono insieme molto bene e l’istessa lettera potrebbe servire a tutto il mondo.
In poche righe vengono illustrati i principali problemi che incontra un occidentale nello studio del cinese. Ma nel contempo si forniscono indicazioni preziose a chi voglia insegnare una lingua occidentale ai cinesi.
Dopo più di quattro secoli, le relazioni fra la Cina e l’Europa sono cresciute in maniera esponenziale, ma le complessità della comprensione linguistica rimangono tutte.
Il convegno che il Centro linguistico di Ateneo di “Roma Tre” ha voluto organizzare grazie allo sforzo e all’intelligenza di Elisabetta Bonvino e Stefano Rastelli e con il patrocinio dell’Associazione Italiana dei Centri Linguistici Universitari costituisce una tappa nella individuazione delle metodologie glottodidattiche più aggiornate per contribuire a colmare le distanze che ancora esistono.
È inutile sottolineare come attraverso l’insegnamento dell’italiano viene trasmesso ai discenti cinesi lo straordinario patrimonio culturale, sociale e umano del nostro Paese. Di ciò dobbiamo essere grati non solo ai tanti studiosi che hanno contribuito all’incontro di cui qui si pubblicano gli atti e ad altre ricerche, ma anche ai numerosissimi esperti linguistici che con vera passione stanno costituendo una selezionata schiera di specialisti i quali forniscono il miglior esempio dell’eccellenza italiana nel mondo.
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